Breva storia di Chernobyl - AICC associazioneinsiemeacasalbarbatoperchernobyl

Vai ai contenuti

Menu principale:

Breva storia di Chernobyl

Tutto su Chernobyl

BREVE STORIA DI CHERNOBYL
tratto da www.repubblica.it per maggiori informazioni leggi il dossier di Repubblica sul web



La notte del 26 aprile 1986 il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl esplode durante un intervento di ordinaria manutenzione. E' l'inizio del disastro che causò la morte di migliaia di persone. Questa la cronologia degli eventi che causarono l'incidente.
25 aprile, ore 01,00 - La potenza del reattore viene diminuita per consentire un esperimento.
25 aprile, ore 14,00 - Il sistema di raffreddamento del nocciolo di emergenza viene disinnestato, violando così i principi di sicurezza.
25 aprile, ore 23,00 - La potenza del reattore scende a 700 mw.
26 aprile, ore 00,28 - Un errore dell'operatore fa scendere troppo la potenza, fino a 30 mw. Il reattore si trova in condizione di instabilità.
26 aprile, ore 01,23,04 - L'operatore chiude la valvola di emergenza verso la turbina, l'ultimo sistema di emergenza che altrimenti avrebbe salvato il reattore.
26 aprile, ore 01,23,31 - La reattività del nocciolo comincia a crescere. Le barre di controllo non riescono più a bilanciarne l'aumento.
26 aprile, ore 01,23,43 - La temperatura del nocciolo aumenta in maniera irreversibile.
26 aprile, ore 01,23,44 - In 40 secondi la potenza del reattore è cresciuta da 200 a 100.000 mw. Il reattore esplode.
26 aprile, ore 01,23,45 - L'esplosione distrugge la parte alta delle pareti e il tetto dell'edificio.

La nube radioattiva provocata dall'esplosione contaminò 150 mila chilometri quadrati attorno alla centrale, mentre il vento la spingevano fino all'Europa. L'emissione di particelle radioattive continuò per molti giorni, e solo a novembre il reattore esploso fu sigillato in un sarcofago di cemento armato, all'interno del quale si trovano ancora 180 tonnellate di uranio. E' il disastro nucleare più grave nella storia dell'atomo. Nell'atmosfera vengono immessi circa 45 milioni di curie di xeno 133; 7 milioni di curie di iodio 131; un milione di curie di cesio 134 e 137. L'immissione dei radionuclidi nell'atmosfera continuò in maniera crescente fino al 10 maggio per poi decrescere.



LE CONSEGUENZE SULLA BELARUS

Fonte: documento ufficiale dell'Ambasciata della Repubblica Belarus in Italia

Il 26 aprile 1986 l'umanità stata scossa dalla notizia dell'esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl (Ucraina). Quasi 2/3 delle sostanze radioattive sollevate in aria dall'esplosione caduto sulla parte sud-est del territorio della Repubblica di Belarus. Come il risultato della catastrofe la contaminazione con i radionuclidi con il lungo periodo di vita ha coperto il 23% del territorio della repubblica.

Il diretto danno totale della catastrofe per il periodo dal 1986 al 2015 in prezzi al 01.06.1992 stimato di 235 miliardi di dollari USA pari a 32 bilanci annui della nostra repubblica del 1985.

Il Governo assegna per la liquidazione delle conseguenze della catastrofe circa 20% del bilancio, ma questo purtroppo è estremamente poco anche includendo nel calcolo gli aiuti stranieri, il livello dei quali, purtroppo, non corrisponde alle esigenze della situazione.
Nonostante le difficoltà del periodo di transizione lo Stato sta svolgendo un grande lavoro per la liquidazione delle conseguenze dell'incidente nucleare, anche per l'evacuazione organizzata dalle zone contaminate.
Fino ad oggi sono state evacuate 132.800 persone, decine di migliaia hanno lasciato le regioni di Gomel e Moghiliov da soli.
Per loro sono stati costruite 60 mila case ed appartamenti, sono stati creati 29 mila nuovi posti nelle scuole d'obbligo, 10 mila posti nelle scuole materne ed asili.
Le conseguenze dell'influenza prolungata della catastrofe non sono ancora prevedibili.
Le prognosi medico-biologiche non sono rassicuranti. Fino ad oggi continuano i dibattiti sulla concezione dei livelli di contaminazione accettabili per la vita sicura. C'è poca chiarezza sull'influenza delle piccole dosi di radiazioni sulla salute e sulle biogeocenosi, del carattere della migrazione dei radionuclidi.
Praticamente una parte del territorio della Repubblica di Belarus è diventata il poligono planetare per studiare le conseguenze delle catastrofi nucleari.
Come i giapponesi ieri, i belorussi oggi portano la croce principale di una comune tragedia storica.
Se la comunità internazionale non dimostrerà il dovuto interesse nello studio di tutti gli aspetti dei problemi di Chernobyl e se non troverà i modi ottimali per superare le conseguenze, le eventuali analoghe catastrofi in futuro metteranno in dubbio la stessa esistenza della civilizzazione delpianeta.


LA BELARUS, L'ECONOMIA E CHERNOBYL

a cura di Sardegna Belarus

La Repubblica di Belarus, meglio conosciuta come Bielorussia, è una delle 15 repubbliche nate dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Un territorio ampio circa 2/3 quello dell’Italia e una popolazione di circa 10 milioni con capitale Minsk (circa 2 milioni di abitanti). Ad eccetto dei paesi Baltici, è la Repubblica più occidentale della ex URSS, confina ad Ovest con la Polonia, a Nord Ovest con Lituania e Lettonia, A Sud con l’Ucraina e Est con la Federazione russa.
Lingua ufficiale al momento dell’indipendenza diviene il bielorusso, dopo qualche anno a seguito di referendum propositivo, in Belarus viene introdotto il bilinguismo con il bielorusso e il russo ambedue lingue ufficiali.
Fra tutti i paesi della ex Unione Sovietica, la Belarus al momento dello scioglimento dell’URSS veniva considerato il paese più tranquillo per quanto riguarda la situazione politico-sociale, tanto da essere soprannominata “la Svizzera Sovietica”. Questa "nomea", fu uno dei motivi che determinarono la scelta del territorio bielorusso quale sede per la firma solenne dell’atto di scioglimento dell’Unione Sovietica.
Con l’indipendenza, la giovane repubblica compie tre atti di grande importanza:
- Rinuncia alla quota spettante di armamento nucleare ex sovietico;
- Chiede e ottiene il completo ritiro dal proprio territorio di qualunque armamento nucleare anche se sotto controllo russo e non bielorusso. (Da un punto strategico la Bielorussia aveva un ruolo importante in quanto frontiera esterna dell’Unione);
-Rinuncia all’utilizzo del nucleare anche per fini pacifici, viene annullata la prevista costruzione di una centrale atomica programmata ai tempi dell’Unione Sovietica.
La Belarus eredita una pesante crisi economica, simile a quella degli altri paesi nati dallo scioglimento dell’Unione Sovietica, appesantita dalla mancanza di consistenti ricchezze di materie prime, a differenza di Russia e Ucraina.
Nell’economia Sovietica, la Belarus trovava la sua specializzazione nell’industria pesante, nell’agricoltura e l’allevamento.
Con la fine dell’economia pianificata crolla innanzitutto l’industria pesante in quanto le materie prime, una volta interne all’Unione, oggi si trovano “all’estero” e si devono pagare in valuta “pregiata”, così come il mercato di sbocco, sino ad ieri costituito dai paesi del campo socialista non è più ricettivo a causa delle mutate esigenze, dei costi industriali più alti, delle spese di trasporto elevate a causa della distanza geografica dei vecchi partner commerciali, costi da sostenere, oggi, a prezzi di mercato.
La riconversione dell’apparato agro-alimentare trova una grave e pesante penalizzazione dovuta all’incidente di Chernobyl. Più del 70% dei materiali radioattivi ricaduti nella parte europea dell’Unione Sovietica sono andati a finire in Belarus. La produzione agro-alimentare contaminata è in gran parte fuori dal mercato e così, se nel campo industriale e del commercio ci troviamo di fronte ad una economia mista privato-statale, il campo agricolo vede sopravvivere i vecchi kolkoz-sovkoz, anche perché, a causa della penalizzazione ambientale, gli investimenti stranieri e privati non arrivano in quanto non remunerativi, senza contare, inoltre, i problemi sociali che deriverebbero da una “riforma” agraria.
Il disastro di Chernobyl, quindi, è una zavorra ulteriore nella comune crisi delle economie ex sovietiche, che rende ancora più difficile l’uscita dal tunnel, oggi il 20% del budget statale bielorusso è impegnato per la liquidazione delle conseguenze della catastrofe dovute all’incidente nucleare. Il danno diretto totale della catastrofe per il periodo 1986-2015, calcolato ai prezzi del 01.06.1992 è stimato in circa 235 miliardi di dollari USA pari a 32 bilanci annui bielorussi del 1985. Oltre 130.000 le persone evacuate sino ad oggi, oltre alle migliaia che hanno abbandonato da sé le zone più colpite. Tutto questo ha richiesto la costruzione di 60.000 nuovi alloggi, la creazione di 29.000 nuovi posti nella scuola dell’obbligo, 10.000 nella scuola materna. L’emergenza sanitaria è tale da richiedere risorse umane e materiali superiori alle possibilità effettive della Belarus.
Un tale pedaggio metterebbe in crisi anche l’economia più florida.
La politica economica della Belarus è aperta agli investimenti stranieri, con un indirizzo che privilegia gli investimenti produttivi rispetto a quelli a carattere puramente commerciale, con l’obbiettivo di combattere l’economia da “bancarella” che vede “tutti” commerciare e “nessuno” produrre. Insomma porte aperte a chi vuole produrre con interessanti agevolazioni a carattere fiscale, nessuna ostilità preconcetta, ma neanche nessuna particolare agevolazione alla pura intermediazione commerciale.
Uno dei punti di frizione con le istituzioni internazionali è anche il rifiuto delle ricette economiche del Fondo Monetario Internazionale, alla cui accettazione è vincolata la concessione di prestiti internazionali. La riduzione delle “spese sociali” avrebbe conseguenze gravi in un paese che vive e sopporta praticamente da “solo” le conseguenze del disastro di Chernobyl: come tagliare le spese sanitarie in un paese che vede moltiplicarsi a dismisura le patologie tumorali legate alle radiazioni presenti nell’aria, nell’acqua e nel cibo??? Come tagliare la spesa previdenziale in un paese che ha un alto numero di anziani, con delle pensioni che già oggi non garantiscono il livello di sussistenza??? Come tagliare le spese per l’infanzia in un paese che conta ben 130.000 minori sottoposti direttamente o indirettamente a tutela statale, dove gli istituti sono pieni di bambini, ma dove per fortuna, al momento, non si vede il triste spettacolo dei bimbi di strada come in Romania, a San Pietroburgo etc.????

Muove i primi passi l’Unione Russia-Bielorussia, intesa fra Stati Sovrani che si impegnano a costruire un comune spazio economico, con il controllo comune delle frontiere e una comune politica estera. Insomma la Belarus potenzialmente può essere una base privilegiata per uno sbocco anche nel grande mercato russo.

 
Torna ai contenuti | Torna al menu